Il caffè è una delle colture che più sta risentendo dei cambiamenti climatici, con ripercussioni importanti sulla catena di approvvigionamento e sui prezzi per i consumatori finali. Per fronteggiare questo fenomeno, Starbucks, fresca di nomina del nuovo CEO, ha perfezionato l’acquisizione di due aziende agricole in Costa Rica e Guatemala per lo sviluppo di nuove tecnologie. Nel dettaglio, presso le due realtà centroamericane verranno testati droni, varietà di colture ibride e altro ancora, per proteggere la sua fornitura di caffè dagli effetti dei cambiamenti climatici.
“Attraverso queste aziende agricole deputate all’innovazione, svilupperemo soluzioni che non solo miglioreranno la produttività e la qualità del caffè, ma forniranno anche agli agricoltori gli strumenti e le conoscenze necessarie per prosperare in un mondo in continua evoluzione e in un clima difficile”, ha affermato Roberto Vega, vicepresidente di Starbucks per l’agronomia globale del caffè, R&S e sostenibilità, in una dichiarazione.
Il gigante del caffè ha dichiarato di pianificare ulteriori investimenti agricoli in Africa e Asia, per costruire una vera e propria rete di innovazione nei paesi in via di sviluppo.
Un progetto a lungo termine
La catena, che assorbe il 3% della produzione di caffè mondiale, sta infatti aumentando gli investimenti nella propria filiera, poiché gli esperti prevedono che temperature più elevate nei prossimi anni trasformeranno drasticamente la produzione e ridurranno della metà la quantità di terra adatta alla coltivazione entro il 2050. Bisogna poi ricordare che l’azienda utilizza esclusivamente la varietà Arabica, molto sensibile al calore. Anche una differenza di mezzo grado al momento sbagliato può avere un impatto notevole sulla resa, il sapore e l’aroma del caffè, secondo quanto riportato dal Climate Institute.
Per aziende come Starbucks, l’innovazione sarà quindi fondamentale per salvaguardare le proprie forniture di caffè e affrontare alcuni dei maggiori ostacoli all’espansione della produzione, soprattutto perché la domanda globale continua a crescere.