
Dopo un 2024 da record, con un fatturato di 179 milioni di euro (+25% sul 2023), Kentucky Fried Chicken annuncia altre 30 aperture nel corso dell’anno per arrivare così a 150 insegne sul territorio nazionale. Entro la fine del 2027, inoltre, il brand punta a gestire 210 locali in Italia, a fronte di un investimento di 105 milioni di euro, di cui 30 stanziati per il 2025. E sempre per il 2025 la previsione di incremento delle vendite si aggira intorno al +30%. A siglare il successo del marchio è anche il numero di clienti serviti: nel 2024 sono stati 25 milioni, contro i 19,5 del 2023, e la prospettiva per il 2025 è di arrivare a 32 milioni. I numeri confermano un rafforzamento costante del brand, frutto anche della riorganizzazione strategica realizzata nel 2023 con il Corporate Franchising Agreement grazie al quale è stata avviata la gestione diretta dei locali. Ad oggi, sono 12 i ristoranti gestiti direttamente dal Corporate Franchisee in Italia, e l’obiettivo è chiudere l’anno con 20 ristoranti su 150, il 13% del totale.
“La crescita dei ristoranti a gestione diretta nel 2024 è stata esponenziale – commenta Corrado Cagnola, AD di KFC in Italia – Allo stesso modo abbiamo scommesso anche sull’introduzione di sei nuovi franchisee, che portano così il numero totale a 20. Il 2024 si è chiuso con 2500 persone impiegate nelle cucine e nei locali KFC in Italia, ma nel 2025 diventeranno 3300 e a fine 2027 ci aspettiamo di aver assunto 4600 dipendenti con contratti prevalentemente a tempo indeterminato sia part time che full time. Sono numeri di cui siamo particolarmente fieri, perché dietro il successo di ogni nostro ristorante, con un fatturato medio annuo da 2 milioni di euro, ci sono i franchisee. E naturalmente i nostri clienti”.
Consolidamento sul territorio e nuove strategie di espansione
L’obiettivo è una penetrazione sempre più capillare del mercato, a partire dalle 16 regioni già presidiate: Lombardia, Lazio, Liguria, Piemonte, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna, Trentino Alto Adige, Toscana, Umbria, Abruzzo, Campania, Calabria, Puglia, Sicilia e Sardegna. I centri storici, urbani e Drive-Thru, in particolare, saranno il focus dello sviluppo di KFC in Italia nei prossimi 3-5 anni: il 50% dei nuovi ristoranti sarà dislocato in centro città, mentre il format del drive rappresenterà il 30% delle nuove aperture. Portabandiera di questo posizionamento territoriale sarà il flagship store di Roma, che aprirà nei prossimi mesi nei pressi della Fontana di Trevi e occuperà una superficie di circa 650 metri quadri. Si tratta del terzo flagship store fuori dagli Stati Uniti – gli altri due si trovano a Singapore e Praga – a conferma del ruolo primario dell’Italia nel mercato europeo e mondiale di KFC. Qui verranno testate innovazioni di prodotto e di servizio, fra cui il servizio al tavolo, pronte poi a sbarcare nel resto del Paese.
Le sfide: inclusione, lotta allo spreco e risparmio energetico
Nei prossimi 3-5 anni KFC continuerà a lavorare anche in ottica di impegno ESG, puntando a raggiungere la parità di genere anche tra i livelli manageriali grazie all’implementazione di politiche di HR e D&I. Ad oggi, la percentuale di occupazione femminile in ruoli gestionali dei franchisee si attesta intorno al 56%.
Sul fronte della lotta allo spreco alimentare, continuerà a implementare il progetto Harvest, l’unico del suo genere in Italia nel settore della ristorazione veloce, che dal 2017 consente di recuperare le eccedenze alimentari dei ristoranti del brand e donarle a organizzazioni che sul territorio aiutano le persone in difficoltà, in partnership con il Banco Alimentare. In più, grazie al sistema QPM (Quality Production Management) per la gestione digitale delle quantità di prodotto da cuocere, ogni staff di KFC ha un supporto in più per garantire a chiunque entri nel ristorante in qualsiasi momento della giornata un prodotto sempre fresco e di qualità, e nel contempo evitare gli sprechi. In ambito ambientale, infine, KFC proseguirà nell’attuazione di politiche di riduzione della plastica monouso e continuerà a investire nell’utilizzo di energie rinnovabili per ridurre la sua impronta ambientale.