Tutti nel solco di McDonald’s, verrebbe quasi da dire. Alcuni mesi fa, infatti, il colosso americano aveva annunciato grandi novità nel campo dell’inclusione sociale e della parità di genere per i proprio dipendenti. E ora altre otto grandi catene vogliono fare lo stesso.
PIÙ MINORANZE A TUTTI I LIVELLI
Il CEO Chris Kempczinski, insieme, tra gli altri, ai suoi pari ruolo David Gibbs di Yum! Brands (KFC, Pizza Hut e Taco Bell), Rich Allison di Domino’s e ad altre sei catene americane, per un totale di quasi 2 mila aziende, ha firmato un patto per garantire equità, inclusione sociale e attenzione alle minoranze, soprattutto per quanto riguarda le posizioni dirigenziali.
Non è una novità, infatti, che negli Stati Uniti alle minoranze siano spesso deputati i lavoro più umili mentre i cosiddetti C-Level (CEO, CFO, CMO ecc.) siano appannaggio esclusivo dei bianchi.
QUATTRO PUNTI CONTRO RAZZISMO E STEREOTIPI
I firmatari si sono impegnato formalmente su quattro punti:
- Continuare a garantire che sui luoghi di lavoro si possano tenere discussioni su tematiche complesse, delicate e talvolta difficili quali diversità e l’inclusione;
- Implementare ed estendere l’educazione contro il pregiudizio;
- Condividere sia le best practices che le tecniche infruttuose;
- Creare e condividere piani strategici di inclusione e diversità con il Consiglio di amministrazione della società o con gli organi di governo.
INIZIATIVE GIÀ IN CORSO
Oltre a McDonald’s, già citato in apertura, altri format hanno comunque intrapreso iniziative in tal senso. Wendy’s, ad esempio, nel mese di marzo ha assunto il primo Chief diversity, equity and inclusion officer, Pizza Hut lo scorso mese di agosto ha annunciato il suo Chief equity officer, mentre Chipotle ha iniziato a legare i bonus dei dirigenti all’impegno nella diversity.
Tra sostenibilità ambientale e sociale, c’è aria di grandi cambiamenti per la ristorazione commerciale.