Durante la pandemia di Covid-19 i menu scaricabili tramite Qr code hanno preso il posto di quelli tradizionali nell’ottica di limitare al massimo i rischi di contaminazione. Un trend che sembra destinato a restare, anche ora che le limitazioni vengono progressivamente allentate e il mondo della ristorazione è alle prese con un lento ritorno alla normalità.
NEGLI USA CRESCITA DEL 750% IN 18 MESI
Inventato nel 1994 da un ingegnere giapponese per tracciare in modo semplice le diverse componenti di un auto e il loro funzionamento, il Qr code aveva conosciuto fortune alterne sino alla scoppio dell’emergenza Covid, anche dopo l’introduzione generalizzata della possibilità di leggere i contenuti multimediali tramite la fotocamera di uno smartphone. Da marzo 2020, il boom: lo sostiene un articolo firmato da Amelia Lucas su Cnbc.com, che cita come fonte i dati di Bitly.com, generatore di link multimediali. Negli ultimi 18 mesi il numero di Qr code scaricati dai menù di ristoranti, bar e locali americani è cresciuto del 750%. “Sempre più ristoratori e gestori di locali hanno compreso il valore aggiunto che questa tecnologia può trasmettere all’operatività quotidiana, al di là del facilitare una relazione con il cliente totalmente contactless“, ha commentato Raleigh Harbour, presidente della società.
AGGIORNAMENTI RAPIDI DELLA “CARTA”
Primo fra tutti, la possibilità di modificare e aggiornare in tempo reale il menu in base ad aumenti, out of stock, offerte speciali e stagionali: nel solo mese di luglio 2021, il prezzo medio degli alimenti nel fuori casa è cresciuto dello 0,8%, in un trend che negli ultimi 12 mesi ha segnato il +4,6%, secondo il Bureau of Labor Statistics. E la maggior parte dei ristoranti – anche per potersi permettere paghe più alte ai dipendenti, sempre più difficili da reperire – ha ritoccato i prezzi verso l’alto. E poi ci si sono messe le rotture di stock e i ritardi nelle consegne, per via della pandemia: ali di pollo, hamburger e tequila, sono solo alcuni dei prodotti più assenti da cucine e scaffali.
DAL MENU DIGITALE AI DATI SUI CLIENTI
Ma il patrimonio di maggior valore che è possibile accumulare grazie al Qr code è la grande mole di dati sui clienti che, se raccolti e interpretati correttamente, possono rivelarsi una fonte preziosa per ottimizzare la selezione di piatti proposta, adattare le ricette proposte a gusti e preferenze, ridurre inefficienze e sprechi. Servizi di prenotazione come OpenTable, SevenRooms e Resy condividono sì le informazioni che ricevono con i ristoratori, ma solo quelle relative a chi effettua la presentazione. E chi non accetta prenotazioni? “Non ha alcuna possibilità di sapere nulla su chi è seduto al tavolo, finché non si arriva al pagamento“, ha commentato Bo Peabody, co-fondatore e presidente esecutivo di Seated, un servizio di prenotazione di ristoranti che premia i commensali per aver visitato determinati ristoranti. “Il livello di personalizzazione del servizio offerto è, per forza di cose, limitato“.
VERSO NUOVE APPLICAZIONI PER LA RISTORAZIONE
Al di là del menu virtuale, tuttavia, gli analisti prevedono altri impieghi per il Qr code nel settore ristorazione: “Partiamo da un dato: per la prima volta nel 2020 il numero di transazioni digitali effettuate nei ristoranti fisici ha toccato l’1%. Una percentuale che pare irrisoria ma in realtà è figlia proprio dell’introduzione del QR Code e dei chioschi virtuali per gli ordini in autonomia e ha un certo peso in un mercato che vale circa 60 miliardi di dollari“, commenta Noah Glass, Ceodi Olo, una piattaforma di ordini digitali.
E poi c’è la possibilità di tracciare lo storico degli ordini, suggerendo nuovi acquisti come già fanno le piattaforme aggregatrici di partner come Grubhub e Doordash. O anche trasmettere forme di premialità a chi utilizza il Qr code, come incentivo: da Seated chi compila un breve questionario virtuale dopo aver scansionato il codice riceve gift cards o buoni acquisto da spendere da Starbucks o da Uber. O anche, infine, di utilizzare la scansione per accelerare il processo di pagamento, senza bisogno di estrarre dal portafoglio carte di credito o altro.
IL FINE DINING PREFERISCE IL CLASSICO
La rivoluzione digitale di lungo periodo, tuttavia, potrebbe non essere per tutti: secondo gli analisti di NPD Group, i ristoranti fine dining sono stati tra i primi a tornare al menu classico, sempre più curato anche dal punto di vista editoriale e hanno dichiarato di voler mantenere entrambe le modalità disponibili, con una netta preferenza per quella classica.