“Le prossime guerre digitali si combatteranno per i dati” può senza dubbio definirsi come uno dei mantra del terzo millennio, che non risparmierà ovviamente il comparto Horeca.
Seppur non possa definirsi (ancora) una guerra, la querelle in atto tra Doordash e la città di New York City merita certamente un approfondimento.
UNA FACCENDA COMPLESSA E DELICATA
Dopo la denuncia alla città di San Francisco contro il Delivery Fee Cap al 15%, Doordash ha fatto lo stesso con la città di New York, anche se per motivi diversi.
Come riportato da Restaurant Dive, infatti, pare che la piattaforma di delivery abbia impugnato il provvedimento che impone alle società di food delivery di condividere i dati degli utenti con i ristoranti. L’ordinanza richiede di condividere i numeri di telefono, gli indirizzi e-mail, gli indirizzi di consegna e il contenuto degli ordini dei clienti delle piattaforme.
Va da sé che quello dei dati dei clienti è un argomento tanto complesso quanto sensibile con da un lato i ristoratori che non hanno nessun tipo di controllo sui propri clienti e dell’altro le piattaforme per le quali i dati rappresentano una vera miniera d’oro.
BATTAGLIA IN TRIBUNALE
“DoorDash spende milioni di dollari per ottenere i dati dei clienti dei ristoranti e poter così controllare il mercato ed esigere fee più alte dalle piccole imprese”, ha dichiarato Andrew Rigie, direttore esecutivo della New York City Hospitality Association in una dichiarazione via e-mail. “La Corte dovrebbe respingere tale citazione (di Doordash) e sostenere la legge sulla condivisione delle informazioni critiche che consente ai ristoranti di connettersi direttamente con i propri clienti”.
“In un’epoca di crescenti preoccupazioni sulla privacy dei dati e sul furto di identità, questa divulgazione forzata è un’intrusione scioccante e invasiva nella privacy dei consumatori”, ha affermato Doordash nella citazione. “È anche una costrizione completamente incostituzionale, in violazione del primo emendamento, un’assunzione incostituzionale delle preziose informazioni commerciali di Doordash, una violazione incostituzionale degli accordi contrattuali delle parti private e una flagrante violazione di altri diritti costituzionali“.