Cresce nel comparto Horeca il terzo pilastro delle proteine alternative: la fermentazione di precisione. Tutto grazie alla partnership fra Perfect Day, uno degli attuali leader di mercato del settore e il colosso Starbucks.
CAPPUCCINO DA FERMENTAZIONE. Di cosa si tratta?
Dopo il cappuccino plant-based, ecco quello fermentation-based.
Potrebbe trattarsi di un incipit di una nuova e proficua collaborazione quella tra Starbucks e l’azienda californiana Perfect Days, il cui il latte è in sperimentazione proprio in questi giorni all’interno di due location Starbucks a Seattle.
Tra chi lo ha già provato troviamo il fondatore ed editor del portale “The Spoon“, Michael Wolf, che in questo articolo ha descritto in dettaglio la propria esperienza.
NOVITÀ ASSOLUTA
Se il plant-based nella ristorazione è un concetto ormai sdoganato. Sta varcando i confini del fast food per abbracciare anche il fine dining, con il cell-based disponibile oggi solo a Singapore per ragioni regolatorie. Il fermentation based è quindi da considerarsi una novità assoluta nel fuori casa.
A puro titolo di cronaca, è opportuno ricordare che le proteine da fermentazione, come quelle da agricoltura cellulare, sono soggette ad approvazione dell’FDA in USA e della Commissione Europea prima di essere commercializzate. Via libera che, almeno per il mercato statunitense, Perfect Day ha ricevuto solo alcuni mesi fa.
LE QUESTIONI ETICHE
Il cell-based e il fermentation-based sono entrambi al centro di un acceso dibattito nella comunità vegan, con l’ala più estremista che si interroga sui risvolti etici e su quanto possano essere considerati “plant-eating” prodotti ottenuti comunque da cellule animali, seppur senza sofferenza. Quesito che ovviamente non si pone per i flexitariani, che al contrario sono in trepidante attesa che tali prodotti diventino mainstream.