Negli Stati Uniti, l’impennata dei prezzi della benzina rischia di avere pesanti ripercussioni sul mondo della ristorazione. Ad approfondire il tema è Nation Restaurant News in un articolo a firma di Ron Ruggles, in cui si evidenzia come l’aumento del costo del carburante si aggiunge a una serie di fattori che avevano già impattato in maniera importante sulla disponibilità di spesa del cliente medio, riducendola ulteriormente.
Sulla scia dell’invasione russa dell’Ucraina, la benzina ha raggiunto una media di 4,252 dollari al gallone (che equivale a 3,78 litri) dopo aver toccato un record di 4,33 dollari l’11 marzo, secondo le rilevazioni dell’American Automobile Association. Un anno fa nello stesso periodo, le tariffe non andavano oltre 1,37 dollari. E il timore degli osservatori è che la tendenza negativa continui almeno sino all’estate.
Portafogli dei consumatori sempre più vuoti
Dunque, dopo il Covid, gli aumenti dei prezzi medi del menu e una certa resistenza dei clienti a tornare nei locali, una nuova bufera si abbatte sul mondo della ristorazione made in Usa. E molti gestori cominciano a chiedersi quanti colpi ancora saranno in grado di parare. “I consumatori sono di fronte all’ennesimo bivio, a un’altra scelta obbligata: hanno sempre più voglia di tornare a cenare fuori, ma devono fare i conti con sempre meno soldi da destinare a quest’esperienza“, spiega Lisa Miller, direttore dell’omonima società di ricerca. “L’impressione che registriamo dalle nostre rilevazioni è che ci siano davvero poche esperienze che vengono percepite come meritevoli del prezzo richiesto dai ristoratori per viverle. E questo, in un momento che costringe a fare scelte esclusive, è un grosso problema“.
Altri dati interessanti che emergono dagli studi più recenti di Miller & Associates sono contenuti nella ricerca “Journey Back to Joy”, iniziata a marzo 2020, che ha coinvolto 45 mila consumatori: il 59% degli intervistati dichiara di aver ridotto le tratte percorse in macchina per l’aumento dei prezzi della benzina, il 36% cena meno fuori di prima a causa dei prezzi eccessivi, il 28% ha ridotto invece le uscite perché non ritiene le esperienze offerte particolarmente interessanti.
Impatto spostamenti e costi di consegna
Il parere dei ristoratori, sul tema, è unanime. C’è grande preoccupazione, in particolare tra chi, come le 660 filiali della catena di ristoranti per famiglie Cracker Barrel Old Country Store si trova per la maggior parte sulle principali strade di collegamento, o sulle arterie turistiche. “Temiamo un impatto sui viaggi estivi, ma già le vacanze di Pasqua potrebbero rappresentare un test interessante per capire quanto è grave la situazione“, commenta Sandra Cochran, Ceo del gruppo.
Secondo Alexander Slagle, restaurant business analyst, le 18.800 unità di Domino’s Pizza sono alle prese non solo con l’aumento del carburante che impatta su tutta la rete di consegne, ma anche con aumenti generalizzati delle materie prime. “Il che, per catene che si basano interamente su menu particolarmente convenienti a prezzo fisso, è un grosso problema perché rende praticamente impossibile pensare di aumentare i prezzi al consumo. Queste sfide sono sempre più difficili da affrontare, per il settore“.
Il personale è un tema cruciale
Lisa Miller propone di investire sul personale e sul posizionamento dell’insegna, per cercare di passare indenni da questo, ennesimo, momento difficile: “I gestori devono chiedersi se il personale, innanzitutto, è soddisfatto dell’esperienza che veicola il ristorante. Perché se la risposta è negativa, come si può pensare di trasmettere nel modo corretto il valore dell’offerta al cliente? Specialmente in un momento come questo, chi lavora nei ristoranti e nei locali deve farsi interprete dell’unicità dell’esperienza. Così da convincere sempre più consumatori indecisi e sotto pressione a viverla“.