Caviro cresce con il modello di economia circolare

Per il gruppo cooperativo romagnolo, leader nazionale per estensione territoriale, il contributo della controllata Caviro Extra sta diventando sempre più importante in termini di ricavi e di marginalità. Lo sviluppo estero è trainato dalle vendite in Usa
Caviro cresce con il modello di economia circolare

La sostenibilità è al centro del racconto di Caviro a Vinitaly. L’azienda leader nazionale di settore per numero di soci viticoltori (12.000) ed ettari coltivati a vigneto (oltre 35.000, pari al 9% del totale Italia) ha portato in fiera non solo le nuove annate, ma anche e soprattutto il suo modello di economia circolare chiamato “Dalla Vigna alla Vigna” inteso come circolo virtuoso che unisce l’uomo e l’ambiente, l’uva e la terra, il presente e il futuro, puntando a eliminare il concetto di scarto. Il tutto avviene attraverso la società controllata Caviro Extrapunto di riferimento per la ricerca e l’ottenimento di prodotti nobili ottenuti dagli scarti del mondo agroindustriale.

+17% per l’export

Ed è proprio Caviro Extra, come ci racconta il direttore marketing del gruppo cooperativo Benedetto Marescotti, ad aver offerto un contributo importante negli ultimi anni in termini di ricavi e ancor più di marginalità, unendo così la capacità di alimentare la filiera del vino, distribuendo reddito ai soci conferitori, con il rispetto e la tutela dell’ambiente. La promozione e il racconto della sostenibilità sono anche alla base dell’impegno editoriale del gruppo vitivinicolo romagnolo sviluppato con il progetto digitale Innesti.

Il bilancio concluso ad agosto 2021 ha visto il raggiungimento di 390 milioni di ricavi, con un aumento dell’8% rispetto al risultato 2020 e con un balzo a doppia cifra (+17%) dell’export. La composizione dei ricavi vede il vino protagonista con un apporto del 65%, seguito da mosti, alcol e acido tartarico con il 20%, mentre energia e ambiente rappresentano il restante 15% degli introiti.

Focus sugli USA

La situazione dell’esercizio fiscale in corso è inevitabilmente condizionata dalle tensioni legate alle commodities ma Marescotti osserva un ottimo andamento delle vendite estere.

Se non saremo penalizzati dalla difficoltà di approvvigionamento – precisa il direttore marketing – c’è una forte potenzialità di espansione internazionale. Nel mercato interno stiamo crescendo valorizzando le referenze dei territori dove siamo presenti, mentre all’estero stiamo conquistando una posizione più consona in nazioni dove non eravamo particolarmente protagonisti, come ad esempio gli Usa”.

E non teme l’allontanamento dei giovani dal mondo del vino, che in questi mesi è oggetto di diverse analisi da parte degli osservatori.

I consumi pro capite sono certamente in diminuzione e certo non da oggi, ma vedo un interesse crescente delle nuove generazioni verso l’approfondimento del prodotto, con una predilezione per le etichette vintage, le bollicine, i vini da appassimento. Accanto a queste, c’è l’apertura a innovazioni come il vino in lattina. La forza di un produttore è quella di saper interpretare il cambiamento e di reagire rapidamente alle problematiche derivanti dalle crisi che stiamo vivendo anche oggi, a cominciare dalle tensioni in fase di approvvigionamento”.

Confronto con la GDO

L’aumento dei costi ha costretto Caviro ad applicare un rincaro prossimo al 10% nei listini dei vini da tavola e dei prodotti in brick. Si tratta di un balzo consistente, eppure oggi rischia di non essere sufficiente per difendere la marginalità. Lo scoppio della guerra in Ucraina ha complicato ulteriormente i piani delle forniture e alimentato la fiammata dei prezzi.

Da un lato, Marescotti evidenzia la difficoltà di trovare bottiglie nel mercato: “Dobbiamo accontentare le richieste del private label, perché la GDO non è certamente contenta dell’idea di lasciare spazi vuoti negli scaffali; al tempo stesso, vogliamo puntare sulla crescita del valore attraverso i nostri marchi, che non possono essere sacrificati perché non ci sono bottiglie a sufficienza. Dobbiamo ragionare, settimana per settimana, su quali siano i prodotti da proteggere e al tempo stesso dobbiamo confrontarci con la grande distribuzione per salvare la marginalità riducendo il ricorso alle promozioni, che però non possono venire cancellate perché il consumatore non è in grado di sostenere aumenti di questa portata”.

Come se ne esce? “Bisogna valutare se non sia il caso di passare da una strategia di lungo termine a una navigazione a vista, applicando listini a breve durata e non validi per tutto l’anno. La GDO ama programmare a lungo, ma la situazione attuale impone riflessioni diverse”.

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