Dal debutto delle nuove etichette, come il Cuvée Zonin Spumante Extra Dry, al compimento di alcuni importanti progetti di investimento e ristrutturazione nelle tenute di Ca’ Bolani e Principi di Butera, ma anche il lavoro sui diversi cru della proprietà chiantigiana di Castelo di Albola. Al Vinitaly il gruppo Zonin 1821 si è presentato in grande spolvero, lanciando nuove sfide sui mercati. In arrivo anche un nuovo cru di Nebbiolo.
Vinitaly, una linea di demarcazione dopo la pandemia
Sono tante le sfumature che accompagnano la 54^ edizione di Vinitaly per Zonin 1821, la storica maison vitivinicola veneta che, come tante, ha partecipato alla prima edizione della manifestazione dopo lo stop imposto dalla pandemia. C’è prima di tutto la soddisfazione di riabbracciare colleghi e partner commerciali.
“Fa piacere tornare – dice Francesco Zonin, vicepresidente di Zonin 1821 – e il commento che ho sentito più spesso è ‘Finalmente ci si abbraccia’. Questo mi conferma la voglia di stare insieme da parte di un mondo del vino che è grande, ma in cui alla fine siamo in pochi e ci si conosce tutti”.
Dal punto di vista del business invece la fiera registra qualche assenza, dovuta anche al delicato contesto internazionale.
“Certe geografie, come Nord America ed Asia, le abbiamo viste meno, però l’Europa continentale si è vista – aggiunge Zonin –. Al lunedì abbiamo fatto il pienone. C’erano molti italiani, però diciamo che serviva una ripartenza e quasi una linea di demarcazione per dire ok, è tornato il Vinitaly quindi si ricomincia”. E aggiunge: “di false partenze ne abbiamo viste, però a livello internazionale Usa, Germania e Austria hanno riaperto, la Francia e noi da maggio e quindi diciamo che a leggere i numeri dovrebbe essere un ottimo riavvio”.
Più che ripartenza, un riadattamento al mercato
Due anni incerti, ma “abbiamo la fortuna di essere un’azienda con una buona struttura commerciale – rimarca Zonin – per cui non abbiamo mai chiuso. Abbiamo resident manager che vivono in città di riferimento, come San Paolo e Singapore, oltre a società controllate in Cina, Regno Unito e Stati Uniti, dove non abbiamo mai smesso di volare”.
La ripartenza, più che un nuovo inizio, vede dunque un nuovo approccio a una domanda che in questi due anni ha cambiato volto.
“Riguarderà più ciò che andiamo a proporre – spiega – perché nel frattempo abbiamo rivisto e modernizzato il portafoglio. Non siamo cambiati tanto noi, ma è il mercato ad essere cambiato. Nel mondo dell’alto di gamma e nell’alta ristorazione le dinamiche sono quasi immutate e i numeri sono rimasti abbastanza buoni in tutto il mondo, ma sono cambiate dinamiche di certi posizionamenti e certi vitigni in Europa e negli Stati Uniti, dove i consumatori hanno modificato in maniera abbastanza veloce le proprie abitudini. Sono nate categorie nuove e stanno scemando delle categorie storiche, quindi ci stiamo riadattando”.
Risultati importanti dalle tenute e nuove sfide in campo Prosecco
Il 2022 significa anche la chiusura di alcuni importanti progetti avviati negli scorsi anni. Tra questi c’è il rinnovamento della Tenuta Ca’ Bolani a Cervignano del Friuli, vicino ad Aquileia (UD). Uno sforzo di investimento durato 5 anni e un lavoro di restyling sui vini, che ha coinvolto soprattutto le vendemmie 2020 e 2021.
“Ca’ Bolani per noi è pezzo di cuore – dice Francesco Zonin – è la prima tenuta che la nostra famiglia ha acquistato negli anni ‘70 e oggi è la seconda azienda viticola italiana. Abbiamo fatto un lavoro di anni in ristrutturazione della vigna e cambiato lo stile dei vini. Finalmente oggi chi stappa una bottiglia di tenuta Ca’ Bolani può degustarne il risultato. Ca’ Bolani comprende il più grande vigneto privato di Prosecco e il più grande vigneto privato di Pinot Grigio. È un progetto molto importante non solo per l’Italia ma anche per l’estero”.
Nel frattempo, al Castello di Albola, nel Chianti Classico, è giunto a compimento il lavoro di selezione sulle vigne, per esaltare i differenti terroir di collina della tenuta.
“Questo progetto si sposa perfettamente con le Unità geografiche aggiuntive appena presentate dal Consorzio – commenta Francesco Zonin –. La bellissima chiusura di un cerchio in cui il terroir del Chianti Classico si spiega attraverso le Uga e il terroir di Albola si spiega attraverso i Gran Selezione che stiamo proponendo”.
Sul fronte del Prosecco invece si prospettano nuove sfide all’orizzonte. “È il vino che distribuiamo di più – osserva – e che raggiunge oltre cento Paesi nel mondo. Questo dà molte soddisfazioni, ma ci sono anche dei punti di domanda: anche per il Prosecco dobbiamo prepararci a un mercato che forse cambierà”.
Dopo l’anniversario dei 200 anni, l’azienda guarda al futuro e agli ambiti più strategici di investimento. Tra questi assume un rilievo particolare il lavoro in vigna.
“Da questo punto di vista non ci siamo mai fermati nel rinnovare e dotarci di nuove tecniche in vigna. Bisogna essere molto moderni”, conclude Francesco Zonin. Ma evidenzia come le vere rivoluzioni riguarderanno il mercato: “L’effetto del Covid a livello distributivo si sentirà. Per questo andremo a rafforzare le nostre controllate e le nostre partnership con i player più importanti a livello globale. Perché ci sarà sempre meno spazio sui mercati”.