È un autentico ultimatum quello lanciato dal mondo delle imprese e dei pubblici esercizi al governo. La richiesta è forte e chiara: serve, al più presto, un’immediata riforma del sistema di erogazione dei buoni pasto.
Tutte le principali associazioni di categoria delle imprese della ristorazione e della distribuzione commerciale – Fipe Confcommercio, Federdistribuzione, ANCC Coop, ANCD Conad, FIDA e FIEPeT Confesercenti – hanno fatto sentire la loro voce nel corso di una conferenza stampa congiunta, allestita per denunciare le distorsioni di un sistema che finisce per pesare sempre più sulle aziende.
Al centro, l’enorme convitato di pietra costituito da commissioni sempre più gravose e ormai costantemente nell’orbita del 20%. Un macigno difficile da sostenere per un comparto che sta faticosamente tentando di imboccare la strada della ripresa dopo due anni di sofferenze.
Un deprezzamento fino al 30%
Nel mirino, la progressiva opera di speculazione di cui è stato vittima un servizio speciale, originariamente concepito dal legislatore in modo tale da risultare vantaggioso sia per il datore di lavoro che per il dipendente.
Per ciascun buono da 8 euro, infatti, il bar, il negozio alimentare o il supermercato ne incassa poco più di 6. Una volta scalati gli oneri di gestione (conteggio, spedizione, Pos, ecc.) e quelli finanziari si registra un deprezzamento del 30%: ogni 10mila euro di buoni incassati, gli esercizi convenzionati perdono circa 3 mila euro.
Dal 2010, con l’ingresso nel mercato della Pubblica amministrazione, le commissioni a carico degli esercizi convenzionati sono cresciute a dismisura, ben lontane dalla percezione diffusa dei consumatori per i i quali si attesterebbero mediamente sul 5%.
Una tassa occulta sul settore
Una vera e propria tassa occulta, colpevole tra l’altro di creare un meccanismo di concorrenza sleale che impedisce a un soggetto di non aderire al sistema dei buoni pasto per non risultare danneggiato di fronte ai competitor.
La richiesta, quindi, messa nero su bianco nel Patto per la riforma dei buoni pasto siglato dai partecipanti all’iniziativa, è quella di un intervento tempestivo da parte del governo. Altrimenti, non è escluso un clamoroso addio, che equivarrebbe a un danno enorme per circa 3 milioni di lavoratori pubblici e privati che utilizzano quotidianamente questo strumento per assicurarsi il pasto.
Due le priorità, secondo le imprese: la riduzione immediata dei ribassi sul prezzo richiesti in fase di gara alle società emettitrici dei buoni pasto e la riforma complessiva del sistema, seguendo il modello adottato in altri Paesi, per assicurare il rispetto del valore nominale del ticket ed eliminare le gravose commissioni pagate dagli esercizi presso i quali i buoni pasto vengono utilizzati.