“Che fa piacere”. Potrebbe essere tradotto così in italiano la parola georgiana Gheama, il nome che Irina Shengelidze, georgiana di nascita ma ormai italiana d’adozione, ha scelto per il suo nuovo locale, presentato ufficialmente durante l’ultimo Fuorisalone. Un fatto che dice già molto sull’impronta del locale.
GEORGIA A TUTTO DESIGN
Davanti a un superbo Khachapuri e un bicchiere di Rkatsiteli (vino rosé ambrato) Irina ci ha raccontato un po’ la genesi di Gheama. “Io e i miei due soci Riccardo e Antonio, abbiamo rilevato il locale giusto qualche settimana prima del lockdown; quindi, è facile immaginare con che stato d’animo abbiamo passato gli ultimi due anni. Anche la presentazione al Fuorisalone e l’inaugurazione hanno rischiato di saltare per via di alcuni ritardi nell’approvvigionamento di alcuni arredi”.
Nel locale, infatti, ciò che colpisce maggiormente è appunto il design, con mobili in legno nero in stile neo-medievale, arazzi alle pareti, elementi in acciaio, luci soffuse, aromi orientali e consolle col dj.
CUCINA GEORGIANA… E VINO
A livello di offerta gastronomica “proponiamo una cucina con un forte legame alla mia terra nativa, adattata ovviamente ai gusti locali, il che vuol dire moderazione nell’utilizzo di spezie e aglio”. Per quanto riguarda gli approvvigionamenti, “ci riforniamo da piccoli produttori locali, mentre spezie e salse le portiamo noi direttamente dalla Georgia”.
Una citazione meritano i vini, anch’essi importati dalla Georgia in anfore numerate. Chi scrive non era assolutamente a conoscenza che “la Georgia può essere considerata come la culla della vinificazione”. Afferma con orgoglio Irina
Da una piccola ricerca si è scoperto che I primi reperti di kvevri (anfore usate per la vinificazione) risalgono infatti al 5’000 a.c. e le anfore e la vinificazione tradizionale georgiana sono state dichiarate “patrimonio immateriale” dall’Unesco.
NUOVO FORMAT?
Nei progetti di Irina e soci c’è innanzitutto quello di “rendere Gheama un lounge, aperto tutto il giorno, dove poter anche venire a sorseggiare un cocktail o fare un brunch nel weekend, anche se ci stiamo scontrando con la difficoltà nel reperire personale”.
Ma non finisce qui. “Abbiamo in programma di esportare il concept all’estero, e abbiamo già mosso i primi passi per due prossime aperture l’anno prossimo, a Londra e New York”.
Gheama, da Tbilisi a Milano, per stupire. E per piacere