L’aumento dei prezzi dell’energia e delle derrate alimentari, mediamente incrementati del 30%, a causa dell’effetto combinato del post Covid, dell’inflazione e del conflitto russo-ucraino, sta determinando una crisi strutturale nel settore della ristorazione collettiva, che non consente alle aziende di poter continuare a erogare i pasti necessari, alle condizioni pattuite pre-crisi dai contratti in essere con la pubblica amministrazione. È questa la situazione che sta determinando la protesta, iniziata alla fine dello scorso anno, delle imprese della ristorazione collettiva, che il prossimo 23 marzo scenderanno in piazza a Roma.
La mobilitazione è stata promossa da ANIR (Associazione Nazionale Imprese della Ristorazione), aderente a Confindustria, e coinvolgerà le aziende, gli operatori, le associazioni datoriali e le rappresentanze sindacali.
Adeguare gli indici ISTAT
“È legittimo che questo settore faccia di tutto per farsi sentire – dichiara il Presidente di ANIR, Lorenzo Mattioli –. Il mancato riconoscimento alle aziende di quanto hanno speso per l’aumento improvviso ed esponenziale dei prezzi di acquisto delle materie prime, è iniquo. Impedire di poter adeguare i contratti in essere e futuriattraverso la normale revisione dei prezzi, significa distruggere un settore che svolge un servizio di pubblica utilità garantendo quasi un miliardo di pasti l’anno, erogati ogni giorno senza interruzione di sosta a scuole, ospedali, caserme e uffici. È inconcepibile che il Governo e la Pubblica Amministrazione oggi continuino a girarsi dall’altra parte, non riconoscendo e di fatto addirittura impedendo a queste aziende di adeguare i propri servizi allo sfrenato aumento dei prezzi che subiscono”.
ANIR, quindi, chiede una cosa semplice, come sottolinea Mattioli, “un immediato riconoscimento dell’aumento dei prezzi nei contratti in corso e in quelli a venire, attraverso l’adeguamento agli indici ISTAT, come avverrebbe in un paese normale. Per questo ci rivolgiamo al Governo attuale affinché intervenga per scongiurare quello che temiamo: la riduzione dei pasti in scuole e ospedali. Siamo molto preoccupati anche delle ricadute sociali, motivo per cui avvieremo un dialogo immediato anche con le forze sindacali, non escludendo che a partire dal giorno della mobilitazione in poi si proceda anche attraverso l’erogazione di un servizio minimo, previsto dalla legge, come un pasto ridotto”.