Un 2022 chiuso in positivo per KFC che, a quasi 10 anni dal suo arrivo in Italia nel 2014, segna un +70% di fatturato, con un giro d’affari di 114 milioni di euro e una previsione di crescita di un ulteriore 25% per l’anno in corso. Un’espansione che sarà sostenuta dall’apertura di 38 nuovi ristoranti entro i prossimi 20 mesi, di cui il 30% inseriti in food court di centri commerciali e il 40% nei centri cittadini. Perché l’obiettivo di KFC, oggi presente in 15 regioni italiane con 68 ristoranti, è tagliare il traguardo dei 200 pdv sul territorio nazionale entro i prossimi cinque anni.
E proprio in questo contesto si inserisce un’importante novità legata al piano di sviluppo: lo scorso aprile, infatti, ha visto l’ingresso nel sistema di un corporate franchisee, GGC3 Srl, una joint venture interamente italiana tra Iverna Holdings SA ed Essebi SpA. Quanto uno scenario così dinamico sia una peculiarità del mercato italiano e come si sviluppino poi nel concreto i dati fin qui esposti, lo abbiamo chiesto direttamente a Corrado Cagnola, Ceo KFC Italia.
D: Quali sono le peculiarità del mercato italiano?
R: Anche solo rispetto agli altri paesi europei, noi abbiamo poche catene, le esistenti sono più piccole della media e molte di quelle presenti all’estero da noi non ci sono. Il nostro è quindi un mercato molto sbilanciato verso una ristorazione di singola attività, nonostante i numeri dell’out of home italiani siano analoghi a quelli di Francia, Germania e persino Regno Unito. Questo vuol dire che per le catene c’è ancora molto spazio di crescita.
D: Che obiettivo vi siete dati per le nuove aperture nel Belpaese?
R: Dalle nostre analisi di mercato abbiamo definito che in Italia potrebbero stare a regime 500 ristoranti, questo è il nostro obiettivo di Paese al momento. L’intento dichiarato delle 200 aperture in cinque anni è sicuramente ambizioso partendo dai 68 ristoranti attuali; in realtà vuol dire 25/30 aperture all’anno, che secondo noi è un risultato non solo raggiungibile, ma auspicabile. I nostri franchisee ci chiedono di crescere, e avere una prospettiva del genere significa dare nuove opportunità agli imprenditori che hanno creduto in noi. Inoltre, fino a oggi, il nostro sviluppo è stato totalmente in franchising; da domani potremmo fare anche aperture dirette.
D: Come evolveranno i pdv italiani?
R: Negli ultimi anni abbiamo puntato molto sulla tecnologia. Già oggi, per esempio, il 60% degli ordini vengono fatti in autonomia ai chioschi. Inoltre, abbiamo introdotto la possibilità di ordinare attraverso l’app, e stiamo aprendo il canale dell’e-commerce. Sempre in tema digitale c’è stata un’evoluzione anche per quanto riguarda il delivery, che è passato dall’1% all’inizio del lockdown a stabilizzarsi oggi oltre il 10 per cento. Inoltre, tutti i nuovi ristoranti KFC in Italia avranno un nuovo design, con colori più chiari e uno stile ancora più moderno. Questo è un aspetto che si collega a un dato interessante: a oggi in Italia il 70% dei clienti consuma il pasto all’interno del locale. Prima della pandemia si parlava dell’80 per cento. C’è stato dunque un calo, ma relativo, se pensiamo che in tutto il mondo anglosassone, per esempio, siamo sul 15-20% di consumazioni al tavolo, e che nei paesi più vicini alle nostre percentuali siamo comunque sotto il 50 per cento.
Leggi l’articolo completo abbonandoti a Foodservice↓