Continua la diffusione del food fast casual negli Stati Uniti, a scapito del più ‘tradizionale’ fast food: è questo il quadro per il mercato statunitense riportato da Restaurantdive. Durante il quarto trimestre del 2023, infatti, le performance dei format fast casual hanno superato quelle delle catene QSR in gran parte a causa delle azioni aggressive sui prezzi operate da parte di queste ultime negli ultimi 12-18 mesi.
Le principali catene fast casual, come Chipotle e Wingstop, hanno superato le aspettative degli analisti sia per la crescita delle vendite a punta vendita che per l’EBITDA, mentre le principali società QSR, come McDonald’s e Yum Brands, sono rimaste indietro rispetto alle proiezioni. Si legge nel rapporto che la causa maggiore sarebbe da ricercare nel fatto che le catene di fast food sono più esposte alla contrazione della spesa da parte consumatori a basso reddito in seguito all’aumento dei prezzi.
Consumatori sempre più sensibili ai prezzi
Il portale americano fa notare come negli ultimi trimestri i consumatori siano diventati sempre più sensibili alle variazioni dei prezzi nel segmento fast food, citando come esempio la querelle “Wendy’s/Prezzi dinamici cha ha animato le scorse settimane.
Vengono riportate anche le parole del CEO di McDonald’s Chris Kempczisnki, che durante la conferenza sugli utili del quarto trimestre ha affermato che consumatori a basso reddito hanno ridotto l’entità delle transazioni e ridotto le voci del menù. Società degli archi dorati che come detto non ha centrato gli obiettivi dichiarati pur registrando una crescita negli Stati Uniti del 4,3% durante il quarto trimestre. Ha fatto meglio, Chipotle, che ha aumentato le vendite nel quarto trimestre dell’8,4%, registrando una crescita delle vendite tra tutti i gruppi di reddito lo scorso anno, ha affermato il CEO Brian Niccol durante la conferenza sugli utili della catena di febbraio.
TD Cowen osserva inoltre che anche le valutazioni del mercato fast casual siano superiori alla media quinquennale rispetto ai QSR, derivato dal fatto che le catene di fast food siano maggiormente esposte all’indebolimento dei mercati internazionali rispetto ai format fast casual.