Ghost kitchens per Starbucks?

Il colosso Starbucks fondato da Howard Schultz sta valutando l’apertura di caffetterie dedite esclusivamente al delivery
Ghost kitchens per Starbucks?

Vi è già capitato di essere in coda per ordinare e di essere scavalcati dal rider di turno? Probabilmente si.

Come sicuramente, anche se magari in tanti non lo sanno, la vostra ordinazione al ristorante potrebbe essere stata messa in coda a vantaggio di un ordine arrivato da una piattaforma di delivery che, come da accordi, deve uscire in massimo 30 minuti. Con buona pace dei clienti seduti e affamati.

CAFFÈ IN DELIVERY

La “febbre da delivery” non ha risparmiato neanche Starbucks che, dopo aver lanciato lo scorso autunno un progetto pilota a Miami con Uber Eats, ha attualmente il servizio attivo in 7 città e 1.600 stores.

Nella sua continua ricerca di nuovi modi per attirare e guadagnare clienti, il gigante delle caffetterie sta valutando l’opportunità di aprire delle “ghost caffetterie” esclusivamente per gli ordini in delivery, così come dei locali senza tavoli e sedie dedicati al pick-up e di offrire la possibilità di ordinare online/via app.

I primissimi esperimenti in tal senso sono stati condotti in Cina nei mesi scorsi e ora i vertici di Starbucks sembrano intenzionati a condurre i primi test anche negli Stati Uniti, con un focus particolare sulle grandi città.

“Non importa dove il caffè sia preparato” ha affermato il CFO Patrick Grimser duranta una conferenza nei giorni scorsi. “Ciò che interessa ai nostri clienti è la qualità del prodotto e il fatto che sia consegnato in un tempo ragionevole. I test condotti in Cina ci hanno fatto comprendere come poter portare un simile modello anche in USA”.

STARBUCKS VS LUCKIN COFFEE ATTO SECONDO?

Abbastanza curioso è il fatto che tali scelte sembrano seguire fedelmente le orme proprio del primo concorrente di Starbucks in Cina, Luckin Coffee, la cui IPO da 570 milioni di dollari chiusa a maggio, promette di non far dormire sonni tranquilli ai vertici della seconda catena USA per fatturato. La catena cinese infatti, come descritto nell’articolo, ha impostato il proprio business puntando tutto su digitale e differenziazione dei punti vendita nelle 3 categorie sopra descritte. Mi verrebbe da dire che ogni tanto sono gli occidentali a copiare i cinesi, e non viceversa.

LE GHOST KITCHENS SONO IL FUTURO

D’altro canto, orme cinesi a parte, quello delle ghost kitchens, è un trend ormai in costante ascesa, del quale se ne sentirà parlare sempre di più nel prossimo futuro. Come discusso in un precedente articolo, vi sono format come Green Summit Group, che dal 2017 hanno aperto ben  “ristoranti digitali” da unica cucina a Chicago.

E vi sono startup, come Panda Selected di Beijing, che nello scorso febbraio ha chiuso un round da 50 milioni di dollari per aprire delle ghost kitchens in China e USA.

Insomma, il confronto tra USA e Cina sembra giocarsi anche in cucina, anzi nelle cucine fantasma.

Antonio Iannone

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