É durato quattro anni il regno di Steve Easterbrook in McDonald’s, la grande catena americana di “quick restaurant” presente in forze anche in Italia e che nel mondo ha piazzato le sue insegne su oltre 38 mila punti vendita, di cui oltre 2600 di proprietà. Subentrato al dimissionario Dan Thompson nel 2015, che aveva lasciato la poltrona per la mancanza di risultati economici soddisfacenti, Easterbrook ha dovuto abbandonare nelle ultime ore il suo ruolo, e uscire anche dal consiglio d’amministrazione con un’accusa di aver violato un caposaldo dei regolamenti di condotta interni. Ovvero quello di non instaurare rapporti personali con una dipendente, anche se consensuali. Una regola dalla quale il board di McDonald’s ha deciso di non derogare anche per il suo Ceo, il quale ha riconosciuto l’errore confermando, in una nota, la validità della decisione presa nei suoi confronti e accettando anche un patto di non concorrenza per il futuro prossimo. Easterbrook si è dimesso anche dal consiglio d’amministrazione di Walmart.
CHRIS KEMPCZINSKI IL NUOVO CEO
Decisione trasparente? Parte della stampa americana ha avvicinato la decisione di licenziare l’amministratore delegato con gli ultimi risultati trimestrali, che sarebbero stati inferiori alle attese degli investitori. La relazione sentimentale sarebbe quindi una “scusa” per sollevare dall’incarico Easterbrook facilmente e affidare le sue deleghe a Chris Kempczinski, presidente di McDonald’s Usa che ora sale sul gradino più alto della piramide gestionale. Eppure le critiche alla gestione Easterbrook si dirigono in particolar modo verso i risultati nordamericani, che non hanno mai espresso quelle performance richieste dagli azionisti. Al contrario l’espansione internazionale, ormai tutta prodotta attraverso franchising, funziona meglio. E i primi nove mesi del 2019 la società ha prodotto un fatturato consolidato di 15,7 miliardi di dollari (-1% sullo stesso periodo del 2018) e utili operativi (ebit) pari a 6,7 miliardi (-1%). I punti di vendita diretti sono scesi a 2600 unità circa dalle oltre 2800 del 2018.
EASTERBROOK HA BATTUTO TUTTI I COMPETITORS IN BORSA
C’è da dire, però, che sotto la gestione Easterbrook gli investitori hanno potuto godere di un raddoppio del prezzo dei titoli, passati da 100 dollari per quota del 2015 fino a oltre 200 dollari dei giorni ante cacciata, aiutati in questi anni anche da un massiccio buyback azionario che durante l’ultimo triennio è stato di 22,5 miliardi di dollari in totale. Sotto la gestione Thompson il titolo è stato sempre inchiodato agli stessi valori e pochi sono stati i benefici per gli investitori. La performance di Borsa di McDonald’s, peraltro, è stata anche ben superiore a quella di Restaurant Brands International, ovvero la holding del suo principale concorrente Burger King. E anche di Yum Brands! (Pizza Hut, Kentucky Fried Chichen), Starbucks, Wendy’s, ovvero il gotha della ristorazione veloce americana, hanno fatto peggio. Solo Domino’s pizza è riuscita a batterla. Motivo per il quale grandi investitori e analisti americani non hanno gradito questa sollevazione dall’incarico e hanno rivisto al ribasso le attese. Resta da capire che direzione vorrà prendere il nuovo amministratore, giunto in McDonald’s solo nel 2015 e con una carriera quasi tutta spesa nel Nord America tra Procter & Gamble, Pepsico, Kraft Foods. Proseguirà probabilmente nel percorso di innovazione al quale ha contribuito sotto la passata gestione e dovrà occuparsi dei 14 mila ristoranti americani, che hanno perso volumi di traffico in questi anni.