Doordash apre la sua ghost kitchen: un “coworking” per i format

La piattaforma di delivery Doordash è la prima negli Stati Uniti ad aprire una propria ghost kitchen
Doordash apre la sua ghost kitchen: un “coworking” per i format

Da più parti giungono avvisaglie che il 2020 potrebbe essere l’anno dello scoppio della bolla food delivery, dalla quale dovrebbero scaturire grandi acquisizioni e fusioni sino ad arrivare alla creazione di due o tre grandi compagnie.

In attesa di capire quale sarà il destino del food delivery, sia i format che le piattaforme hanno capito che l’unico modo per rendere profittevole un business che li vede lavorare in pari (ristoranti) o in perdita (piattaforme) è tramite le ghost kitchens.

Lo hanno capito da tempo in Luckin Coffee, seguiti poi da Starbucks  e recentemente anche da McDonald’s ai quali recentemente si è aggiunto Doordash, la prima compagnia di food delivery ad effettuare un’operazione simile, forte anche dei 600 milioni di Round G incassati alcuni mesi or sono.

5 FORMAT NELLA GHOST KITCHEN

In un un momento tanto particolare nei rapporti tra ristoratori e piattaforme, perennemente in bilico tra l’odio e l’amore, con alcune catene che per svariati motivi dicono addirittura no alle compagnie di delivery, l’iniziativa di Doordash potrebbe rappresentare un deciso punto di svolta.

Nella ghost kitchen aperta a Redwood City, nel cuore della Silicon Valley, la piattaforma di delivery mette a disposizione dei format delle vere e proprie cucine professionali dove le catene possono focalizzarsi esclusivamente su come scalare il proprio business di consegna a domicilio.

Se la presenza all’interno dello spazio di format “piccoli” (per gli standard americani) come Nation’s Giant Burger, Rooster&Rice, The Halal Guys e Humphry Slocombe era in qualche modo scontata, al quartetto si è aggiunta recentemente, sorprendendo in positivo, anche il format Chic-A-Fil, quinta catena USA per fatturato.

UN VERO E PROPRIO COWORKING PER LE COMPAGNIE DI RISTORAZIONE

Esattamente come all’interno di un co-working, con un box/ufficio a disposizione di ogni professionista/azienda, nella ghost kitchen di Doordash ogni format ha a disposizione la propria cucina, dedicata esclusivamente al delivery dove poter convogliare e centralizzare le richiesta di consegna arrivate dai ristoranti dislocati nell’area, ovviamente una delle più interessanti e redditizie. Al contempo le 6 location di Roaster Rice e le 7 di The Halal Guys, tra le altre, possono concentrarsi esclusivamente sulla ristorazione “tradizionale”.

Interessante anche l’opportunità per gli avventori di ordinare, ritirare e consumare in loco, ovviamente e rigorosamente senza personale di servizio.

Doordash ha tracciato il solco, quanti lo seguiranno a ruota?

Antonio Iannone

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