Qual è il fatturato di CIR food e quali sono gli obiettivi di bilancio per il 2018?
Nel 2017 il fatturato è stato di 655 milioni di euro. Per il 2018 l’obiettivo è raggiungere 684 milioni di euro, con una crescita del 4,5 per cento. Quest’anno investiremo per complessivi 41 milioni di euro, di cui 20 milioni a favore della ristorazione collettiva e 14,5 milioni nella ristorazione commerciale. Aggiungo un ulteriore dato: nel 2018 prevediamo di raggiungere il traguardo dei 106 milioni di pasti serviti.
Nel 2016 avete lanciato un piano strategico di sviluppo quinquennale. Qual è il fattore fondamentale alla base di questo progetto?
Il nostro piano strategico ha alla base un presupposto fondamentale: CIR food è un’impresa del mercato della ristorazione, collettiva e commerciale, che vuole innanzitutto proporre soluzioni diversificate e non risolvere semplicemente problemi già esistenti. Per i diversi target di consumatori e le differenti comunità, quindi, offriamo servizi ad hoc per le loro esigenze e richieste: una vera e propria personalizzazione del servizio. Per far questo puntiamo su alcune parole chiave: autenticità, unicità, sostenibilità e accessibilità, traducibili in ristorazione autentica, unica, sostenibile, dal punto di vista economico e ambientale, e accessibile alle diverse fasce di consumatori.
Parliamo di ristorazione commerciale: qual è oggi il peso di questo settore e quali sono gli obiettivi?
Attualmente la ristorazione commerciale rappresenta il 13% del nostro giro d’affari, ovvero circa 86 milioni di euro. Per il 2018 prevediamo di crescere fino a raggiungere i 100 milioni di euro. L’obiettivo è progredire ancora, soprattutto grazie ai nuovi format lanciati e sperimentati in occasione di EXPO Milano 2015. La ristorazione commerciale è un settore dove ci sono grandi potenzialità per nuovi modelli ristorativi.
Focalizziamoci sui format attuali: qual è il loro posizionamento?
Mi piace definire l’offerta dei nostri format come “Good Honest Food”, con ambienti attrattivi. A iniziare da RITA e Tracce, entrambi con la formula del self service, il primo più indicato per i business district, il secondo ideale nelle gallerie commerciali. Chiccotosto rappresenta la tradizionale caffetteria, che ha le sue location ideali nelle gallerie commerciali e nelle stazioni ferroviarie. Viavai è invece una sorta di bakery, dedicato alla pausa pranzo dei lavoratori dei centri urbani, mentre Let’s Toast è un format fast casual dining, presente nei centri urbani, nei Centri commerciali e travel retail. Aromatica è il nostro format per l’alta ristorazione, che trova le sue location ideali nelle aree urbane e nei luxury outlet. Infine, RED e Antica Focacceria San Francesco, due format sviluppati in collaborazione con il Gruppo Feltrinelli.
Quante aperture sono previste nel 2018?
Al momento circa una decina, ma è probabile che alla fine dell’anno saranno di più.
Parliamo della ristorazione collettiva: quali sono gli obiettivi?
La ristorazione in scuole e università, dove CIR food è leader di settore (fonte Edifis Intelligence), avrà sempre un ruolo centrale. In questo segmento il fatturato complessivo previsto per il 2018 è di circa 250 milioni di euro. Per quanto riguarda la ristorazione sociosanitaria, consolideremo la leadership raggiunta negli ultimi anni, mentre sul fronte della ristorazione aziendale, CIR food prevede di investire 6 milioni di euro, impegnandosi nella promozione di progetti ad hoc per le aziende che concepiscono la ristorazione come componente essenziale del sistema di welfare per i propri dipendenti. In entrambi questi settori il fatturato previsto supera i 100 milioni di euro.
Quanto è importante il mercato estero per CIR food e quali sono i piani di sviluppo?
Il nostro giro d’affari all’estero è di circa 80 milioni di euro, derivanti dall’attività delle società acquisite in Olanda e Belgio, ma intendiamo dare un ulteriore impulso alla nostra espansione, grazie al fatto che siamo leader nella ristorazione presso i campus universitari. Abbiamo numerosi progetti in cantiere, in primis l’apertura del format Viavai all’interno dell’Università di Amsterdam, dove esiste una vera e propria food court: sarà una bakery all’insegna della cultura e della tradizione italiana. Sempre all’interno di queste food court che caratterizzano le Università olandesi, organizzeremo eventi a tema (cucina etnica, fusion, ecc.), con temporary shop che resteranno aperti da un minimo di una settimana al massimo di un mese.