Voucher, dining bond, sconti, gift card e prenotazioni per il dopo Covid–19. Nelle ultime settimane di chiusura totale delle attività, si sono moltiplicate le iniziative di ristoratori di tutta Italia per prepararsi alla ripresa dopo i dolorosi sacrifici in questo periodo di emergenza. Una ripresa che in molti immaginano lenta e dolorosa dopo lo stop forzato che a molti esercizi potrebbe costare la chiusura e che comunque riscriverà le regole della ristorazione. Tra i tanti chef e proprietari che hanno promosso iniziative per i propri affezionati avventori uno dei primi e più convinti è stato Andrea Berton, patron dell’omonimo ristorante stellato in Porta Nuova a Milano, che ha lanciato dei “buoni” utilizzabili solo dal momento della riapertura del ristorante e fruibili entro il 20 dicembre 2020: comprendono un calice di aperitivo e un menu degustazione realizzato per l’occasione dallo chef al costo di 150€.
Per affrontare l’emergenza Lei ha creato i “restaurant bond”: ci spiega cosa sono e come funzionano?
Nascono per dare un segnale alla clientela. Sono il messaggio “noi non ci arrendiamo”. La mia formula è diversa da quella che hanno proposto gli altri. Da noi acquisti oggi una cena per una persona e mangerai in due quando riapriremo il ristorante. Ho immaginato in questo modo la necessità di mettere in discussione il proprio metodo di lavoro per lanciare un segnale in questo periodo di grande incertezza per tutti i nostri clienti.
L’iniziativa sta avendo successo?
Sopra ogni più rosea aspettativa. Mai avremmo immaginato un successo tanto incredibile. Siamo a oltre 180 richieste in meno di una settimana dal lancio. Oltre che di affezione e apprezzamento nei nostri confronti lo interpreto come un fortissimo segnale di voglia di ritorno alla normalità delle persone.
Quali segni pensa che lascerà l’emergenza Coronavirus sul settore?
Non possiamo immaginare cosa accadrà domani perché non abbiamo mai vissuto nulla del genere. Certo possiamo già prevedere che per diversi mesi, probabilmente fino alla fine del 2020, questa esperienza cambierà il modo di lavorare. Anche a emergenza finita i ristoranti serviranno solo i clienti individuali. Tavoli non più grandi di 4 persone e molto ben distanziati.
Come cambierà la ristorazione quando tutto sarà finito?
Se e quando torneremo alla normalità valuteremo “step by step” cosa fare. Viaggeremo a vista. Ristoranti come il mio offrono un’esperienza a 360 gradi. Non si tratta solo di quello che mangi. E questo tipo di ristoranti sono sempre esistiti ed esisteranno sempre. Anche dopo questo periodo surreale. Anzi dopo che tutto sarà passato sarà ancora più importante l’ospitalità al di là della cucina, far sentire il cliente sempre più a suo agio, rispondere sempre meglio alle sue esigenze. Che dopo questo periodo saranno anche diverse. Questo farà la differenza. Anche perché la gente avrà anche più voglia di prima di vivere queste esperienze. Al servizio offerto andrà curata la sensazione di sicurezza e protezione.
In molti stanno licenziando dipendenti, altri non riusciranno a riaprire. Come si fa a rimanere in piedi senza entrate per così tanto tempo?
Certamente bisogna aver lavorato bene in passato per poter affrontare diversi mesi senza poter lavorare. Poi è chiaro che ci dovranno essere in futuro iniziative di sostegno dell’attività imprenditoriale da parte dello Stato. Se le aziende non riaprono, la ripresa non parte. E la ristorazione è un fulcro del turismo e un fortissimo testimonial dell’immagine dell’Italia nel mondo.
di Matteo Dario Forlì