7.500 dipendenti full-time, 28.500 part-time, 1.610 punti vendita, 900 milioni $ di debiti. Questi sono i numeri di NPC International, il più importante affiliato del colosso della pizza in terra americana, che ha presentato richiesta di bancarotta.
CAMPANELLO D’ALLARME PER YUM?
Il caso Pizza Hut può essere considerato l’esempio lampante di come, nel campo dell’informazione, la morbosità e il sensazionalismo prevalgano sempre sul raziocinio. Aldilà dei titoli acchiappa like, infatti, il marchio Pizza Hut, gestito dalla società Yum insieme a KFC, Taco Bell e The Habit Burger Grill, continuerà a operare; parliamo comunque del fallimento dell’affiliato che gestisce il 16% dei punti vendita (1.225 su 7.447 totali) + 385 ristoranti Wendy’s, che continuerà comunque anch’esso ad operare.
Si legge infatti su Bloomberg:
“Appellarsi al chapter 11 non vuol dire che Pizza Hut e Wendy’s siano falliti. NPC potrà continuare ad operare lavorando al contempo sul piano di ristrutturazione per tornare ad operare normalmente e tale bancarotta non impatterà sulle migliaia di ristoranti Pizza Hut e Wendy’s gestiti da altri affiliati.”
NON SOLO DEBITI E COVID
Benché possa sembrare evidente che la causa della bancarotta sia il covid, sarebbe più corretto affermare che la pandemia abbia dato il colpo di grazia a un’azienda già malandata.
Nell’istanza di fallimento si legge infatti che le cause sono da ricercare nell’abbassamento dei prezzi dovuto all’intensa competizione sul mercato, l’aumento del costo del lavoro e delle materie prime, la chiusura di alcuni punti vendita dovuti al covid e alle nuove misure di sicurezza che avrebbero avuto un impatto di 750.000 dollari mensili. Il tutto condito da quasi un miliardo di dollari di debiti.
Tutto il brand Pizza Hut, comunque negli ultimi anni, ha perso importanti fette di mercato a favore di altri concorrenti, Domino’s su tutti, che ha saputo adattarsi più velocemente all’evoluzione del mercato.
Il massiccio ricorso alla tecnologia, oltre al delivery, da sempre è parte integrante del marchio, hanno infatti permesso a Domino’s di non farsi trovare preparato allo scoppio della pandemia.
A differenza appunto di Pizza Hut.