Campari, la pandemia non assesta un colpo mortale ai conti

La società riesce a contenere le perdite di fatturato grazie ai mercati guidati dalle vendite nel canale “off premise”
Campari, la pandemia non assesta un colpo mortale ai conti

Nel più shakerato trimestre della sua storia – quello tra aprile e giugno del 2020 – Campari ha riportato un calo dei ricavi netti del 14%, che si amplia al 15% se si considera la variazione organica del fatturato, ovvero quella a parità di perimetro di gruppo e senza l’effetto dei cambi monetari. In termini assoluti significa un giro d’affari che ha raggiunto i 408 milioni di euro, livello che porta il fatturato semestrale a 768 milioni di euro (-9,4% sullo stesso periodo del 2019).

Meglio o peggio di quanto si potesse prevedere? Si può azzardare che le cose siano andate meglio delle nefaste previsioni di qualche mese fa, grazie a una diversificazione di canale che su alcuni mercati ha attutito il colpo della chiusura dei locali pubblici, quelli che pesano quando si tratta di aperitivi. Le note maggiormente positive sono arrivate dal Centro e Nord Europa e dall’Australia, mentre le Americhe e il Sud Europa hanno subito la pandemia, a tratti anche in modo molto pesante come è successo in Italia. Vediamo l’andamento nel dettaglio.

Tra le etichette più importanti, nel secondo trimestre la medaglia d’oro è andata al whisky canadese Forty Kreek, cresciuto a livello organico di oltre il 20% rispetto allo stesso periodo del 2019. Il maggior calo è stato appannaggio dei liquori e amari italiani (Averna, Frangelico, Cynar, Braulio) con -33% di vendite. Per Aperol, l’etichetta regina che da sola vale il 19% delle vendite di tutto il gruppo, il calo è stato del 17 per cento. A suo modo un evento per questo fortunatissimo brand.

GERMANIA E INGHILTERRA NON ACCUSANO LA PANDEMIA

In Germania, che vale da sola il 10% dei ricavi di tutto il gruppo, il Covid sembra non essersi fatto sentire sui conti semestrali di Campari, grazie soprattutto all’esposizione della società nel canale off premise (gdo, negozi specializzati) che vale il 70% del totale. Le vendite, cresciute del 3,4% nel semestre, hanno addirittura accelerato proprio nel secondo trimestre trainate dal sell out (gli acquisti del consumatore finale). Protagonisti sul mercato teutonico gli aperitivi, con Aperol e Campari in prima linea. In calo invece amari e liquori italiani (Averna e Frangelico) e lo spumante Cinzano.

In Inghilterra, che pesa per il 3% dei ricavi consolidati, l’incremento del fatturato è stato ancor più ampio, superando il 36 per cento nel semestre a livello organico. Un incremento realmente sbalorditivo se si considera il momento, e che è stato guidato anche in questo caso dall’off premise e dalle vendite online, definite dalla stessa società “ineguagliabili” (Campari è entrata recentemente nell’azionariato di Tannico). Aperol, che ha più raddoppiato il sell out nel canale solo canale off premise, e Campari anche in questo caso sugli scudi, ben spalleggiate dal rum giamaicano Wray&Nephew Overproof e dal vino fortificato Magnum Tonic.

IN ITALIA IL COVID CANCELLA UN TERZO DEI RICAVI

Si sono chiuse con un calo del 33% le vendite del semestre nel mercato italiano, con un calo di oltre il 39% nel solo secondo trimestre dovuto in larghissima parte alla chiusura imposta ai locali pubblici. Il fatturato italiano dipende, infatti, per il 70% proprio dal canale cosiddetto “on premise” che ha subito pesantemente gli effetti economici della pandemia. Ne hanno fatto le spese gli aperitivi proprio nella stagione loro più congeniale. Gli aperitivi monodose Campari Soda e Crodino, venduti essenzialmente in Italia, hanno visto scendere le vendite rispettivamente del 39 e del 46% nel secondo trimestre. Un crollo che sarà ben difficile da recuperare nel proseguo dell’anno, pur in presenza di una stagione estiva che si annuncia in recupero.

Nel canale off premise, per per l’Italia si identifica con la grande distribuzione, il sell out di Aperol è stato in crescita del 24,5% nel primo semestre, mentre il rialzo di Campari ha toccato il 32 per cento. I consumatori hanno quindi continuato a consumare i due aperitivi in casa ma questo non è ovviamente bastato a frenare l’emorragia delle vendite nel circuito dei locali.

AMERICHE: SOLO IL CANADA BRILLA

Negli Stati Uniti, largamente il primo mercato di Campari con il 32% delle vendite di gruppo, il calo del fatturato “organico” è stato del 4,1% nel semestre (-8,6% nel secondo trimestre). Pesano due fattori: il confronto con l’eccezionale primo semestre del 2019 e l’andamento del canale on premise, che vale il 30% delle vendite totali e che è stato azzoppato dal Covid. In sofferenza SKYY vodka, Grand Marnier, che ha come primo mercato mondiale proprio gli Usa, e Wild Turkey; in postivo, ma non tanto quanto da evitare il rosso complessivo, la tequila Espolon, Aperol e Campari. Preoccupa, oltre la recrudescenza della pandemia, anche il destocking dei grossisti che ha impattato sul sell in e che potrebbe rallentare la ripresa nella secondo semestre.

Il Canada, mercato che per Campari è largamente guidato dall’off premise, ha chiuso in positivo di oltre il 9% grazie soprattutto al whisky locale Forty Creek, Grand Marnier e Campari. Male la vodka SKYY. Male Jamaica, Brasile e soprattutto Messico, dove i ricavi organici sono quasi dimezzati.

SVALUTATO IL VALORE DEL BRAND BULLDOG

Cosa ha significato per il conto economico il calo delle vendite? Il margine di contribuzione (margine lordo dopo le spese di pubblicità e promozione) nel semestre è stato pari a 331 milioni di euro, in calo dell’11,5% (spese pubblicitarie -19% a 121 milioni) sul 2019 e il risultato operativo (ebit) è sceso del 40% a 103 milioni di euro. Stessa flessione per l’utile netto di gruppo, sceso a 73 milioni di euro e sul quale pesano 16,3 milioni di euro di svalutazione dell’etichetta di gin Bulldog, acquisita negli ultimi anni e vittima degli effetti della pandemia sulle sue vendite. I debiti finanziari netti ammontano a 1,06 miliardi al 30 giugno.

Nonostante le incertezze ancora presenti per i prossimi mesi, rimaniamo focalizzati nel perseguimento della nostra strategia di lungo termine – ha detto Bob Kunze-Concewitz, Ceo di Campari – . In tal senso, stiamo accelerando i nostri programmi di trasformazione digitale ed e-commerce, rimanendo concentrati sulla nostra strategia di m&a e sfruttando la forza e la resilienza dei nostri brand e della nostra organizzazione per continuare a perseguire una crescita profittevole nel futuro”.

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