Just Eat Takeaway.com ha consegnato ai suoi azionisti e investitori una prima semestrale del 2020 che la casa d’affari Jefferies ha definito “impressionante”, con una certa enfasi. I servizi di food delivery sono stati molto utilizzati in tutto il mondo durante la fase di lockdown che ha costretto miliardi di persone a casa, e dunque parlare di sorpresa è forse improprio in questo caso.
Ma i numeri non vanno comunque sottovalutati, perchè il 2020 potrebbe segnare l’anno del rinnovato favore verso queste società dopo che nell’ultimo biennio l’ambiente si era un po’ raffreddato, sia per motivi economico-finanziari sia per i tanti problemi sorti nella gestione delle reti di rider che consegnano il cibo ai clienti. Problemi che, in Italia, sono sfociati nel clamoroso provvedimento di sequestro di Uber Italy della Sezione misure cautelari del tribunale di Milano per ipotesi di sfruttamento illegale di manodopera.
Nel caso di Just Eat Takeaway (Jet) l’interesse per i numeri semestrali è doppio, perchè si iniziano a vedere gli effetti della grande fusione tra l’inglese Just Eat e l’olandese Takeaway.com ed è interessante capire a che punto è l’integrazione tra queste due società dal dna simile e che hanno vinto la battaglia per la conquista dell’americana Grubhub, da cui nascerà il leader mondiale – Cina esclusa – del food delivery. Tutti i dati sono pro-forma, perchè la fusione tra le due realtà non ha ancora compiuto un esercizio intero e non sarebbe possibile un confronto.
54 MILIONI DI CLIENTI NEL MONDO
Il dato che balza maggiormente agli occhi è il valore del cibo ordinato sulle piattaforme che rientrano nel consolidato del gruppo. Dalle app di Jet sono passate “comande” per piatti che hanno un controvalore totale di 5,7 miliardi di euro all’incirca, in crescita di ben il 42% rispetto al pro-forma del primo semestre 2019. Questa crescita è il frutto di due dinamiche distinte: più consegne fatte, grazie alla domanda cresciuta per il lockdown, e un valore medio più alto di ogni ordine. Le prime sono cresciute del 32%, fino a raggiungere la cifra di 257 milioni, mentre il secondo è salito di quasi il 10% fino a raggiungere i 22,2 euro. Canada e Germania i mercati con la maggior crescita percentuale di ordini, rispettivamente del 59 e 76%, mentre l’Inghilterra – il mercato più importante del del gruppo e più penetrato – è salito del 18%, trend uguale a quello del resto del mondo, macroregione dov’è inclusa anche l’Italia.
I clienti che sono passati per le piattaforme del gruppo, escludendo le controllate brasiliana e messicana non consolidate, sono stati 54 milioni, in crescita del 21 per cento, e con un tasso di riacquisto che sale al 69% dal 66% del 2019. Chi è tornato ad acquistare sulle piattaforme di Jet lo ha fatto, in media, 13,6 volte nel semestre (13,2 volte nel 2019).
EBITDA PRO-FORMA AL 17% DEI RICAVI
Tutto questo si è tradotto in ricavi semestrali pro-forma pari a 1,03 miliardi di euro, in crescita del 44%, di cui 303 milioni prodotti sul mercato inglese e 228 milioni in arrivo dal Canada, mentre la Germania vale 161 milioni. I ricavi da commissione percentuale sugli ordini evasi sono saliti del 39% a 875 milioni di euro. Una crescita leggermente minore di quella del valore dei piatti (vedi sopra) “per una serie di misure temporanee prese a favore dei ristoranti su alcuni mercati fortemente colpiti dalla pandemia” ha specificato la società. Gli “altri ricavi”, tra cui gli eventuali contributi per la consegna a carico dei clienti finali, sono saliti del 59%, a 202 milioni di euro.
Questi numeri si sono riverberati in una crescita dell’ebitda pro-forma (assimilabile al margine operativo lordo) normalizzato del 133%, che è arrivato a quota 177 milioni di euro, circa il 17% dei ricavi. E’ il dato di conto economico che colpisce maggiormente, svelando la capacità delle due aziende di avere un potenziale sinergico importante in futuro, se saranno capaci di raggiungere una piena integrazione.
Il grosso dell’ebitda è stato prodotto sul mercato inglese, dove il margine è pari al 42% sui ricavi, mentre in Canada è al 13% e in Germania al 36 per cento. Nel resto del mondo l’ebitda margin è al 3 per cento.
La perdita netta è stata pari a 158 milioni e racchiude in sé anche i costi per la fusione tra le due società che compongono Jet e quelli già spesi per finalizzare l’offerta su Grubhub, pari a 152 milioni di euro in totale. La società ha generato un cash flow operativo positivo pari a 108 milioni di euro nel semestre, a fronte di un valore negativo per 48 milioni nello stesso periodo del 2019.
PER I RIDER SPESI 314 MILIONI DI EURO
Il balzo dell’ebitda è il frutto non solo della crescita dei ricavi ma anche di costi che hanno avuto un andamento positivo. Innanzitutto quelli di marketing, invariati a 165 milioni di euro nonostante la forte crescita di attività. E’ questo il dato più significativo del semestre dal lato dei costi. I costi legati alla rete di rider affiliati è stata pari a 314 milioni di euro, saliti del 67 per cento.
Una crescita importante ma tutte e due le anime di Jet, com’è noto, nascono come piattaforme di ordini e non di consegna, e si trovano ora a recuperare il gap verso concorrenti come Deliveroo e Uber Eats reclutando nuovi collaboratori per le consegne. Coerentemente sono saliti anche i costi di staff, pari a 234 milioni (+31%), necessari a organizzare le reti di rider e i ristoranti affiliati, ora pari a 207 mila locali (+32%).
PIU’ INVESTIMENTI PER JUST EAT, ANCHE IN ITALIA
Quali sono le sfide nel futuro prossimo della società, oltre a chiudere l’acquisizione di Grubhub? Innanzitutto tornare a investire “adeguatamente” sul marchio Just Eat, come ha sottolineato l’amministratore delegato Jitse Groen, artefice della fusione anglo-olandese. Per Groen, Just Eat ha ricevuto minori investimenti (di marketing) rispetto al dovuto negli ultimi anni, e ora è il momento di recuperare. L’Italia è uno dei paesi menzionati tra quelli che riceveranno maggiori cure, insieme ad altri mercati dell’Europa mediterranea e alla stessa Inghilterra, dove la concorrenza di Deliveroo si farà pesante da quando Amazon ha finalizzato il suo ingresso nel gruppo col 16% delle azioni. Il focus del gruppo sarà anche la creazione di una piattaforma tecnologica unica, nel rifacimento dei loghi e nell’acquisizione di ristoranti partner, sia tra gli indipendenti sia tra le catene.
Un discorso a parte fa fatto per iFood, la società brasiliana di cui Jet detiene il 33% e che non è consolidata. I suoi ricavi, in valuta costante, sono cresciuti di un incredibile 261% nel semestre e Jet vi ha investito 44 milioni di euro per sostenere lo sviluppo in attesa di prendere una decisione sul suo futuro. Il gigante olandese Prosus, azionista di peso di Delivery Hero, si è fatto avanti per comprare il pacchetto di titoli ma non sarebbe stata ancora presa una decisione.