“Non esiste alcun dubbio sul fatto che il pane utilizzato da Subway per i suoi panini caldi abbia un contenuto di zucchero pari al 10% del peso della farina contenuto nell’impasto, e supera quindi il 2% previsto”.
Con tale giudizio la Corte Suprema Irlandese ha messo la parola fine a un ricorso presentato nel 2006 da Bookfinders Ltd, filiale irlandese di Subway.
È UNA QUESTIONE DI ZUCCHERO
Tutta la vicenda, accuratamente ricostruita dal Guardian nasce infatti da un rimborso iva presentata dalla citata Bookfinders. L’azienda infatti, nel periodo 2004/2005 aveva pagato imposte cumulative per il 9,2%, sostenendo invece di non dover nulla in quanto i panini di Subway erano da considerarsi prodotti alimentari di base e quindi esenti da Iva.
La legislazione Iva irlandese emanata nel 1972 stabilisce infatti una tassazione distinta tra alimenti base quali, tra gli altri, pane, latte, tè, caffè e cibi di piacere come caramelle, pop corn, gelati e dolciumi vari. Tale legge fissa al 2% il contenuto massimo di zucchero nel pane per essere considerato tale.
È UNA QUESTIONE DI NUMERI
E così, mentre in Italia diverse aziende fanno i conti con la Sugar Tax e dall’horeca arrivano timidi segnali di ripresa, in Irlanda Subway si vedrà costretta a pagare più tasse con, forse, leggere ricadute a livello economico-finanziario.
Parliamo pur sempre di un colosso, leader mondiale sia come punti vendita, 42.600 (di cui 40 in Italia), sia come impiegati, 384.000, seguita ovviamente da McDonald’s (38.700 e 205.000).
Nel 2020, con 10,4 miliardi di fatturato dovrebbe classificarsi al quarto posto tra i format ristorativi (era terza nel 2017, con un fatturato rimasto sostanzialmente stabile). A titolo di cronaca, e in attesa dei dati definitivi, il 2020, complice il Covid-19, potrebbe vedere il sorpasso di Starbucks ai danni di McDonald’s in questa speciale classifica, al quale non mancheremo di dedicare un articolo.